BIOGRAFIA

ALESSANDRO CIULLI "PITTORE"

Di Guidi Massimo


Alessandro Ciulli era nato a Fabbrica il 07/04/1951 ed è deceduto il 1° di aprile 2012. Il tempo trascorso dalla sua morte ha fatto maturare l'idea di far conoscere l'artista attraverso un percorso, che il fratello ha voluto iniziare con un allestimento, una vera e propria mostra, nell'ultima residenza di Alessandro a Fabbrica. Senza rinviare il lettore al dizionario "Repetti" per scoprire l'ubicazione geografica o l'etimologia del termine Fabbrica e senza rimandare alla introduzione di don Socrate Isolani nel suo libro del 1907 "Il mio paese", questo borgo di circa mille residenti è situato nel comune di Peccioli in provincia di Pisa nella ridente Toscana. Ma di più si può e si deve dire sul contesto paesaggistico: l'emozione di sbucare da una curva della sinuosa via di Ripassaia, a sud del paese è quella di affacciarsi da un balcone su tutta la valle del fiume Era, da Volterra alle pale eoliche del "dente Piaggio". Ciò ti fa sentire nell'ombelico di questo territorio, dal quale puoi elencare tutti i borghi abbarbicati sulla sinistra del fiume e dare anche una sbirciatina con un cannocchiale al "teatro del silenzio" di Lajatico, nonchè alla residenza natale di Andrea Bocelli a cavallo tra L'Era ed un suo affluente, La Sterza. Amava profondamente la natura di questi luoghi e la propria filosofia pittorica non contemplava nelle sue tele, figure esplicitamente umane, ma si potevano intravedere e l'artista aveva coniato un termine nuovo nel teatro della pittura: "immaginifica", ma non solo per questo.
Bisogna partire dai primi studi artistici e le prime esperienze pittoriche per capire l'evoluzione, la sperimentazione, ma anche il costante stile di Alessandro Ciulli. Diplomatosi all'Istituto d'Arte di Cascina e dopo aver frequentato un anno di Università si dedicò a quella materia che aveva nel proprio dna: la pittura. La sua profonda conoscenza della storia dell'arte, la sua spiritualità, la fantasia e la campagna toscana gli fornivano una infinità di spunti, oltre a molte richieste, che negli ultimi anni non riusciva a soddisfare, in quanto le sirene del successo non lo hanno mai attratto ed i tempi di realizzazione di un'opera erano i suoi non certo quelli di un cronometro. L'entusiasmo giovanile lo ha portato ad uscire talvolta dal proprio territorio, ma poi ha prevalso la propria filosofia di vita, che lo ha reso refrattario alle false chimere.


Incontrarlo e parlare con lui era una lezione che spaziava dai primi spruzzi di colore del neolitico effettuati dai cavernicoli sulle mani per onorare una scena di caccia, fino alla metafisica del '900 e tutto unito da una conoscenza dei maggiori interpreti delle correnti pittoriche degli ultimi secoli. La sua iniziale predilezione per Picasso, Dalì e De Chirico hanno influenzato le prime produzioni, forse più amorfe, sebbene molto cromatiche. Poi ha prevalso la vitalità della natura unita ad una rinascita nelle campagne toscane di molti borghi e casolari diruti. Quest'ultimo aspetto può distorcere l'attenzione su ciò che rappresentava lo stile pittorico o tematico di Alessandro, mentre invece aggiungeva vitalità alla pietra restaurata, al rosso dei coppi sui tetti, ordine ai contorni. Nella sua vita artistica sono comparse sperimentazioni più o meno copiose con la china, alcune con la matita; negli anni ottanta ha sperimentato quello che lui definiva "frottage", una sorta di graffito ad olio con sovrapposizioni, che davano il senso della tridimensionalità.
In un breve futuro si spera che l'artista sia oggetto di una più approfondita e sapiente critica. L'esposizione raccoglie una collezione di opere che coprono un periodo di circa quarant'anni (fine anni '60 - 2011). Fin da ragazzo aveva manifestato la sua indole artistica, ma le sue vere produzioni iniziano dopo il percorso culturale all'Istituto d'Arte di Cascina. Nonostante gli studi, per certi versi Alessandro è stato un autodidatta, sempre in fase di sperimentazione, ma di pari passo con la sua competenza nell'approccio con la materia prima, il colore e poi le linee e l'assoluta ricerca della precisione della propria mano. Anche se i suoi primi quadri si rifanno all'astrattismo, a visioni oniriche e alla metafisica l'artista ha mantenuto questa linea anche nelle immagini più realistiche e proprio in quelle commissionate riconoscevi non solo un luogo, ma anche la firma. Una fonte d'ispirazione non indifferente è stata quella piccola finestra del suo studio in cima alle vecchie mura di Fabbrica, non tanto per le forme, ma per le tinte.

Si potrebbe osare non solo usare, il termine "clorofilliana" per la pittura di Alessandro Ciulli. Il belvedere sulla Valdera punteggiato dai borghi di Montecatini, Orciatico, Lajatico, Chianni, Rivalto e Terricciola sul versante sinistro della valle era un'occasione giornaliera per immortalare panorami da una posizione invidiabile, ma l'artista, davanti a simili praterie imponeva un imbutino o una borragine giganti come quei funghi ciclopici del romanzo "Viaggio al centro della Terra". La pittura dell'ultimo periodo è una lente d'ingrandimento sulle piccole cose, che nella somma sono le più importanti, ma che calpestiamo senza accorgercene. Quando si cimentava nei paesaggi non lo faceva con lo stile di un "macchiaiolo", di un "impressionista", ma con l'accentuazione di una loro caratteristica. Anche la parte a nord della propria residenza, in direzione di Montelopio era oggetto di studio, per non dire di contemplazione: questo piccolo borgo si trova appollaiato tra la piccola valle di "Filetto" e quella del torrente "Roglio", che si abbracciano sotto l'antica villa di "Celli" ed è coronato da grandi leccete e filari di maestosi ed alteri cipressi. La natura ha certamente gratificato l'animo del pittore, che in talune conversazioni, non tratteneva l'esuberanza per il proprio bagaglio di conoscenza in campo artistico e riversava su di essa tutte le sensazioni, che poi traduceva in tele ad olio. Trovarsi circondati dai capolavori di Alessandro nell'allestimento della sua casa da così un senso di benessere. In ogni sua opera c'è il suo tempo, il tempo di Alessandro. Una tela non era il frutto di poche pennellate e di una mezza giornata, ma di ripensamenti, pause di settimane se non di annullamenti con una nuova imbiancatura della tela su qualche soggetto già in fase avanzata. L'intento di non abusare della pazienza di Alessandro, che non gradiva troppe filippiche si spera mantenuto.